sabato, Maggio 18, 2024

Ferrari: i dettagli sulla nuova vita di Mattia Binotto

Mattia Binotto ha deciso: dopo la sua avventura in Ferrari si darà all’enologia e diventerà viticultore a tutti gli effetti. Altro che sirene francesi o tedesche per tornare in F1. Giammai! Il suo futuro continuerà ad essere rosso e appassionato sì, ma sarà la passione legata a Bacco, non a Maranello. E poco male. Un noto adagio recita, più o meno, che “se fai un lavoro che ti piace, non lavorerai mai”. E poi, diciamocela tutta, l’italo-svizzero di bocconi amari, negli ultimi anni, ne ha dovuti inghiottire davvero tanti.

Della sua esperienza da team principal resteranno le memorabili imitazioni di Crozza, con l’ormai famigerata frase “dobbiamo capire” che è diventata un marchio indelebile per indicare che non s’era mica capito davvero. E poi le critiche su quella roba finta di “Drive to Survive” che perfidamente i colleghi team principal gli hanno tirato addosso (a favore di telecamere) per le strategie suicide della rossa; e ancora il nomignolo di “Faraone” che gli è rimasto addosso (affibbiatogli da qualche “buontempone” della GES per sintetizzare il totale accentramento della gestione sportiva sotto le sue mani).

Si sa, quando si vince tutti ad incensarti, quando si perde tutti a scaricarti. E allora ecco che si è cominciato a spulciare la sua gestione con la lente d’ingrandimento. Qualche giornalista cattivone ha fatto la conta: “Ha vinto la metà di Arrivabene” è stata la cosa che lo ha fatto soffrire di più! Ma anche frasi tipo “Se non fa un dragster non è contento”, “Fai le pole che non contano niente ma non vinci le gare!”. Oppure “Bel negoziato condotto con la FIA, che ci ha regalato due anni di nulla” sono state tante stilettate lanciate ad un vero ferrarista, diventato all’improvviso un novello San Sebastiano.

Binotto Ferrrari
Mattia Binotto, ex team principal della storica scuderia Ferrari in visita nel paddock della F1

Sui social ancora peggio. Con un drappello di pochi, generosi e indefessi difensori dell’ingegnere occhialuto che lottavano e lottano, con le unghie e con i denti, per difendere Mattia. Li hanno pure chiamati, ridicolizzandoli, “inconsolabili vedove di Binotto”. Insomma, ce n’era abbastanza per farsene una malattia. Eppure il nostro, dal lato svizzero, ha imparato l’arte “zen” di meditare, appunto… di capire, di trovare qualcosa da fare per allontanarsi da quel mondo ormai tossico.

Forse pochi lo sanno ma Mattia ama da sempre coltivare la terra e produrre vino, seppur in maniera non professionale. E allora, ecco il primo esperimento, la vendemmia 2022 nei suoi terreni in Romagna. Vendemmia andata benissimo, oltre le più rosee previsioni, con il lancio di due vini rossi (prima fra gli amici, poi in una selezionata catena di ristoranti), con “nomi” che indicano l’autoironia di Binotto, purtroppo sconosciuta a tanti che invece continuano a dipingerlo come una persona con un carattere spigoloso…


Binotto: dopo l’avventura in Ferrari il futuro è marcato

Il primo vino, andato subito a ruba e nato quasi per scherzo, è stato nominato “SF90”. Secondo gli estimatori ha un gusto potente ma che dura poco al palato, lasciandoti la voglia di riprovarlo. Visto il successo riscosso da questo vino, il nostro ha proposto allora un rosè , “DC22” (che dovrebbe significare “Dobbiamo capire”, annata 2022 ma questa è una nostra supposizione) dal gusto sincero, “autoindulgente” e rotondo. E allora, se ti arriva un successo così gratificante, straordinario e insperato, perché non riprovare, anzi addirittura non raddoppiare?

Così, per la vendemmia di quest’anno, oltre a riproporre l’”SF90” e il “DC22”, il nostro ha lanciato sul mercato anche due superalcolici e, addirittura, alcuni ingegneri e meccanici della GES, con i quali è rimasto in ottimi rapporti, hanno utilizzato scarti in acciaio e altro per preparare alambicchi speciali “ad alta velocità” (la cui “formula” rimane segreta, ovviamente!).

Ne sono nate due grappe spettacolari: la “Binotto”, ad alto numero di ottani, come si legge scherzosamente sull’etichetta e la Grappa barricata al carbonio “Faraone”, utilizzando botti esclusive in fibra di carbonio affumicato (pare che l’idea sia venuta a Binotto ripensando alla F1-75 di Sainz andata arrosto in Austria l’anno scorso) che danno un gusto unico al superalcolico.

Binotto Ferrari
la F1-75 di Carlos Sainz (Scuderia Ferrari) dopo il rogo nel Gran Premio dell’Austria edizione 2022

A suggerirgli strategie inedite di fermentazione e distillazione pare sia stato, e non poteva essere diversamente, il geniale Iñaki Rueda, con il quale Mattia ha una vera amicizia. I distillati in questione sono eccezionali. Provare per credere, con l’avvertenza che bisogna essere abituati ai 75 (!) gradi della “Faraone”, mentre la Binotto si attesta su più “modesti” 55 gradi! Questi ultimi due prodotti, in particolare, hanno ricevuto lodi unanimi e il nostro è pure in lizza per vincere diversi prestigiosi premi nel settore della produzione vinicola di alta qualità.

E non è finita qui! Per l’anno prossimo si vocifera di una “Sainz jr riserva speciale che si andrebbe ad aggiungere alla “Binotto” e alla “Faraone”. Insomma, tutto è bene quel che finisce bene! Il grande ingegnere italo-svizzero si è inventato un nuovo lavoro, in qualche modo facendo proprio il motto di Steve Jobs che sintetizza la voglia di non perdere mai curiosità e ambizione: “Siate folli, siate affamati”. E magari un poco alticci. Buone feste!


Autore: Mariano Froldi – @MarianoFroldi

Immagini: Scuderia Ferrari

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